CHIESA DI SANTO STEFANO
Per raggiungerla si cammina verso la Porta orientale di Garda, e superando il ponte sul torrente Gusa ecco la piccola chiesa intitolata a Santo Stefano.
All’interno, nell’unica aula in cui lo spazio prende forma, si ammira un dipinto cinquecentesco di Paolo Farinati, raffigurante il Martirio di Santo Stefano. Il lavoro fu commissionato dall’abate Annibale Fregoso, della nobile famiglia di origine genovese.
CHIESA PARROCCHIALE DI SANTA MARIA MAGGIORE E IL SUO CHIOSTRO
Alle pendici della Rocca di Garda, nel cuore del Borgo si incontra la chiesa parrocchiale, dedicata a Santa Maria Maggiore. La sua storia ha radici paleocristiane, forse di epoca longobarda, di cui rimane un frammento suggestivo con i simboli del pavone, del frumento e dell’uva.
Oggi la vediamo nella sua veste settecentesca, ad eccezione della casa canonica e del chiostro, luogo di silenzio e raccoglimento, costruiti nel XV secolo, seguiti dal campanile, eretto nel 1571.
Varcato l’ingresso, si ammirano un’antica lapide di marmo su cui si legge la”bolla” con cui papa Innocenzo II, nel 1138, cercò di definire una contesa tra le pievi di Cisano e Garda. Di un pittore di talento, ma ancora sconosciuto, è la pala dell’altare barocco, mentre la pala dell’Annunziata è del bresciano Francesco Paglia (1635-1714), scolaro del Guercino.
Veri e propri tesori sono i confessionali creati da Andrea Brustolon (1662-1732), un protagonista del barocco veneziano che Honoré de Balzac aveva battezzato nientemeno che il “Michelangelo del legno”.
CHIESA DI SAN BERNARDO
Nell’entroterra di Garda, nella zona delle Risàre, da non perdere è la piccola chiesa di San Bernardo, semplice, campestre, forse risalente al secolo XIV. La chiesetta è nel cuore dei pescatori gardesani, che venerano come un loro patrono san Bernardo, monaco francese dell’ordine cistercense, vissuto nel XII secolo. L’antica sagra di San Bernardo, che si svolge ogni anno per tre giorni intorno al 20 di agosto, dimostra la devozione continua dei gardesani di oggi verso il santo.
PALAZZO CARLOTTI E LA PORTA ORIENTALE, LA TORRE DELL’OROLOGIO E LA LOSA
Un palazzo elegantemente cinquecentesco, progettato da Michele Sanmicheli e dominato dalla torre che si eleva sopra la porta orientale, tra i più suggestivi degli gli antichi accessi al cuore storico di Garda. Palazzo Carlotti racconta molto della storia gardesana. Prima dei Carlotti e poi dei Pompei, il palazzo si allunga fino al lungolago, dove termina con un grazioso loggiato belvedere, loggia o meglio “Lòsa”. La sua particolare architettura ha però un motivo: inizialmente venne costruito per ricoprire il ruolo di piccola darsena e per questo motivo al piano terreno ha un ampio porticato a volta, mentre al piano superiore, più protetto dalle acque del lago di Garda, ci si può affacciare da un loggiato belvedere.
PALAZZO DEI CAPITANI
Si percorre il lungolago verso la piazza del porto. Alle spalle del porticciolo di Garda si innalza l’antico palazzo dei Capitani, che un tempo si specchiava nelle acque del porticciolo gardesano. Ora il porto è poco più in là, e dove ormeggiavano le barche e si scaricavano le merci, oggi i turisti possono sostare nella gradevole piazza Catullo.
I rimandi architettonici del palazzo sono a Venezia, allo stile gotico-veneziano. Lo suggerisce più di altro la forma e l’aspetto delle finestre.
La sua costruzione risale ai secoli XIV-XV e probabilmente fu l’abitazione dei nobili Carlotti, feudatari di Garda, e in questo palazzo secondo la tradizione risedettero anche alcuni Capitani del lago, magistrati rappresentanti Venezia, incaricati di mantenere la sicurezza su tutto il lago di Garda, contrastando pirateria e contrabbando.
IL PORTO VECCHIO
Il porto è il centro vibrante della Garda lacustre. Vi beccheggiano barche da diporto, ma anche molti pescherecci… perché a qui si è fatta la storia della pesca gardesana e qui si trova l’ultima cooperativa del Benaco, che eredita una storia a dir poco affascinante.
Nel 1452 i pescatori di Garda, Torri e Sirmione – riuniti nella corporazione di pesca degli Originari – acquistarono dai conti Becelli di Costermano i diritti sulla peschiera di San Vigilio, che comprendeva alcune delle zone più pescose del Garda: le rive lungo la costa fra il confine con Bardolino e il castello di Torri e le secche del Mon Varàna e del Vò, sommità di due veri e propri monti subacquei, da cui transitavano alose e carpioni.
Oggi come mezzo millennio fa, la peschiera di San Vigilio è divisa fra le due corporazioni rimaste, di Garda e di Torri. E ogni anno, il 15 agosto a Torri e il 20 agosto, a Garda si batte l’asta con la ridistribuzione delle quote. Folclore, storia e senso di appartenenza si intrecciano, come una rete lanciata in acqua.
PALAZZO FREGOSO
Nel cuore del borgo antico, vicino alla porta
occidentale di San Giovanni, si trova un palazzo del
XVI secolo. Questo edificio apparteneva a Cesare
Fregoso, un diplomatico e generale genovese al
servizio della Serenissima. Cesare Fregoso, che era
luogotenente in Italia per il re di Francia Francesco I,
visse in questo palazzo dal 1529 al 1536 insieme al
suo segretario, Matteo Bandello (1485-1561),
considerato da alcuni studiosi il più importante
scrittore di novelle del Rinascimento.
Si dice che Bandello abbia scritto qui una versione
della storia di Giulietta e Romeo, che più tardi ispirò
VILLA DEGLI ALBERTINI
Bisogna andare appena fuori del centro storico, a fianco della strada Gardesana, verso Torri, per trovare la villa Becelli-Albertini, ricostruita agli inizi del secolo XVIII dalla famiglia toscana degli Albertini.
La villa, caratterizzata da una facciata classica che contrasta con le forme severe di castello medioevale, è preceduta da un ampio viale fiancheggiato da due pareti di alte magnolie, piantate nel 1843; qui l’11 giugno 1848, il re del Piemonte Carlo Alberto ricevette la delegazione lombarda guidata da Gabrio Casati con l’atto di annessione della Lombardia al Piemonte. La villa è una residenza privata e non è visitabile.
Di grande interesse è il Parco degli Albertini, ricco di alberi secolari e chiuso fra mura merlate. A progettarlo fu l’architetto Francesco Ronzani, dal cui ingegno venne il progetto della stessa villa. Un progetto prevede la prossima apertura del parco ai visitatori.
VILLA CANOSSA
Alla volta di San Vigilio, basta un chilometro di passeggio sul lungolago per ammirare affacciata sulla spiaggia del Corno la villa Carlotti-Canossa. Sorta nel 700 su un antico insediamento romano, riparata a nord dall’imponente muraglia delle Sénge, si staglia tra le macchie sempreverdi dei lecci. La villa guarda il lago e lo raggiunge con un grande prato, mentre un parco guadagna le prime pendenze della montagna alle sue spalle. E come in un set da romanzo rosa, qui si consumò il travagliato amore fra il poeta Gabriele D’Annunzio e la marchesa Alessandra di Rudinì. Sedotta e abbandonata dal Vate, la sventurata si rinchiuse in un convento di carmelitane in Francia, dove morì nel 1931, quando la villa passò ai Canossa. La villa è privata e non è visitabile.
SAN VIGILIO, IL PORTO E LA LOCANDA
Il promontorio, la Baia delle Sirene, l’eleganza della Villa Guarienti, la chiesetta, la locanda storica, il porticciolo e il Parco. San Vigilio è un luogo da sogno, una delle icone della bellezza del Garda.
La villa Guarienti venne fatta costruire alla metà del XVI secolo dal nobile Agostino Brenzoni. E la dimora è quella che meglio esprime, sulla costa veronese, un modello umanistico con l’esaltazione della natura e la predilezione dei luoghi appartati.
Armonia, misura, bellezza sono le costanti nelle architetture, nella rotonda belvedere, nel meraviglioso parco adorno di statue rinascimentali. All’esterno si estende uno splendido oliveto che si perde nella boscaglia, che ricopre le ultime propaggini del monte Baldo.
Scendendo sulla via selciata ecco il piccolo porto, spot perfetto per una foto memorabile e per molti set che immortalano matrimoni da favola.
Abbrazzia il piccolo porticciolo la Locanda San Vigilio. Qui soggiornarono Winston Churchill e Maria Luigia duchessa di Parma, il re di Napoli, l’imperatore Alessandro I di Russia, Otto Hahn e la consorte, la pittrice Edith Junghans, Vivien Leigh, Laurence Olivier. E l’elenco degli ospiti sarebbe lunghissimo.
LA CHIESETTA DI SAN VIGILIO
Di pertinenza della villa Guarienti è la piccola chiesa, appartenente ai conti Guarienti di Brenzone e dedicata a San Vigilio, lambita dalle acque del lago. A guardarla con attenzione in una nicchia praticata nella facciata verso il lago si trova una piccola statua. Si tratta di san Giovanni Nepomuceno, il santo boemo protettore dei naviganti e il cui culto venne diffuso sul Garda nell’epoca degli Asburgo. E ad accrescere il fascino storico del luogo sembra che qui sia nato il Pisanello, affermato pittore del XV secolo.
INCISIONI RUPESTRI
Lungo i percorsi che risalgono da San Vigilio al Monte Luppia è possibile scoprire le incisioni rupestri. Attribuite ad epoche diverse, si trovano in tutto il medio e alto lago veronese, ma la concentrazione maggiore, con le raffigurazioni più interessanti sulla vita degli antenati del lago, è presente proprio qui al confine fra i comuni di Garda e Torri. La natura liscia e levigata delle rocce si è rivelata una tela perfetta per le popolazioni che qui vissero tra il XIII e il VII secolo prima di Cristo. Così si rivelano ancora distintamente ai nostri occhi oltre 3.000 raffigurazioni di storie di armi e guerrieri su più di 250 rocce.
LA ROCCA DI GARDA
Anticamente Garda guardava il lago dall’alto, dalle fortificazioni utilizzate dai Goti, dai Longobardi, dai Franchi e gli Ottoni, nel Sacro Romano Impero Germanico. Quella era la “warda”, la guardia, il luogo perfetto per guardarsi dal nemico. Warda, Garda, con cui intorno all’anno mille venne ribattezzato il Benaco.
Attorno alla metà del X secolo, nella Rocca venne forse tenuta prigioniera la regina Adelaide, vedova di Lotario, dagli sgherri di Berengario II. La donna, però, grazie all’aiuto di un frate e di un’ancella, riuscì ad evadere e ad attraversare il lago per poi giungere a Canossa, dove incontrò il futuro imperatore Ottone I, che diventerà suo marito. Dal XII secolo iniziò il lento decadere, e oggi sono rimaste le tracce di una storia millenaria.
I CANEVINI
La temperatura e l’umidità costanti sono un dono della natura, sfruttato nei secoli per la conservazione degli alimenti. Oggi, è possibile esplorare queste grotte non più con caschetto e torcia frontale da speleologi, ma con un calice di vino e un tagliere per gustare il meglio dell’enogastronomia locale, trasformando questi rifugi in luoghi di socialità.
Il borgo è il punto di partenza per raggiungere la Madonna del Pign e l’avvallamento che divide le due cime sovrastanti, il cosiddetto “Cavallo delle Rocche”: girando a destra si raggiunge la sommità della Ròca Vècia (m 294), che domina il lago; prendendo invece il sentiero di sinistra, attraverso il bosco, si arriva al portone d’entrata della Ròca dei Frati (m 305), dove si trova l’Eremo dei frati Camaldolesi.
EREMO DEI CAMALDOLESI
Nel 1663 alcuni monaci camaldolesi, provenienti dal monte Rua si insediarono a Garda per seguire i lavori della costruzione del monastero su questo monte. Presto arrivarono altri frati e la comunità divenne una presenza costante e un importante punto di riferimento per gli abitanti di tutto il medio lago veronese.
Napoleone ci mise del suo, e nel 1810 soppresse il convento, che rinacque a fine 800 quando i monaci riacquistarono la loro antica proprietà. Oggi l’eremo dipende spiritualmente dal monastero aretino di Camaldoli, è aperto al culto ed è un approdo per chi aspira a meditazione e pace interiore.
Una visita può essere l’occasione di acquistare tisane, cosmesi, liquori, olio, marmellate e cioccolate prodotte dai monaci o fatte qui giungere da altri conventi.
MADONNA DEL PIGNO
La statua della Madonna del Pign che veglia sul borgo alle pendici della Rocca, fu eretta dai cittadini gardesani come ringraziamento per aver salvato la loro città dai bombardamenti della Prima guerra mondiale.
VALLE DEI MOLINI
La Valle dei Molini è percorsa da un torrente che nasce da alcune sorgenti che scaturiscono nei pressi di Castion e che nel primo tratto del suo corso assume il nome di Tesina. È rigenerante immergersi nella vegetazione costituita dall’ostrieto, il bosco delle colline gardesane, con carpini neri, roverelle e ornielli.